CARISSIMO PAPA…
Piergiorgio Arioli – Primo anno Tecnologico “Alan Turing”
Carissimo Papa Francesco,
non avrei mai immaginato di scriverLe una lettera, un po’ perché, probabilmente, in una situazione di normalità, non avrei avuto grandi argomenti da trattare e un po’ perché avrei avuto il timore di non essere in grado di esprimermi con le parole più ricercate e significative che si riservano ad un Pontefice.
Però ora le cose sono cambiate, la nostra amata e adorata normalità è stata travolta e la mia percezione della Sua figura è cambiata, nella Sua grandezza e nel massimo rispetto del Suo ruolo, posso dirLe che L’ho sentito molto vicino.
Non potendo partecipare alle celebrazioni nella mia parrocchia, io e la mia famiglia abbiamo seguito il percorso quaresimale e le funzioni che venivano trasmesse dal Vaticano in tv. Devo ammettere che due in particolare mi hanno colpito, la Benedizione Urbi et Orbi e la Via Crucis del Venerdì Santo.
Durante la prima mi ha davvero colpito il Suo discorso, ma anche l’atmosfera surreale di una Piazza San Pietro deserta, spoglia e muta. Le volanti della Polizia sullo sfondo e Lei solo sulla pedana allestita ad altare. Tutti noi italiani eravamo nei suoi pensieri, nelle sue preghiere e nel suo cuore. Roma, come ogni città di Italia, sembrava in guerra, con gli abitanti chiusi al sicuro nelle proprie case. In quel momento penso che ci siamo sentiti tutti veramente sulla barca di Cristo, sulla Sua barca Papa Francesco! Noi virtualmente siamo saliti a bordo, o forse ci siamo resi conto solo allora di esserlo già, in balia di una tempesta universale, che ci ha visti tutti sofferenti, spaventati e spaesati, ma uniti e il Suo richiamo alla carità e vicinanza è stato d’ispirazione per tutte le persone che operano nel mondo della sanità, ma anche per noi cittadini che abbiamo riscoperto il valore della solidarietà.
Anche la via Crucis mi ha colpito, sempre più per l’atmosfera: pioggerella fine, le luci sul pavimento della Piazza, le testimonianze dalle Carceri e Lei che con la Sua forza e la Sua età ha dimostrato di essere più forte di noi seduti in poltrona. Che forza, che tenacia e quanto amore per i Suoi fedeli! La mia città, Bergamo, è stata duramente colpita dall’epidemia Covid-19… per molti giorni dalla finestra di camera mia sentivo solo campane suonare a morto e sirene di ambulanze che recuperavano i malati, anche qui nelle abitazioni vicino alla mia. Negli ospedali i medici hanno lavorato senza tregua per aiutare i tanti malati, tra questi ci sono i più fortunati che sono guariti, ma molti li abbiamo rivisti solo nei cortei dei mezzi militari che portavano le salme fuori regione per la cremazione. Sono state giornate dure, lunghe, pesanti e sofferte. Sapere che Lei ha pensato di esprimere la sua vicinanza alla mia città con le Sue “carezze”, preghiere e con la Sua chiamata alla redazione del L’Eco Di Bergamo mi ha colpito .. La ringrazio perché si fa sentire vicino a noi, uno di noi.
Piergiorgio