COME IL MARE IN TEMPESTA

Prof. Alice ZambelliInsegnate di Italiano e Latino liceo Scienze Umane e Tecnologico Alan Turing

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Quando venerdì ho ascoltato le parole di papa Francesco, che commentavano il passo del vangelo di Marco sulla burrasca in mare che colpisce Gesù e i suoi discepoli, ho pensato a come l’immagine del mare come metafora dell’esistenza umana sia oltremodo adatta al periodo che stiamo vivendo. Questo perché il mare, prepotentemente, si presenta come quello spazio di prova in cui l’uomo agisce, si interroga e riscopre se stesso. La vita è un continuo susseguirsi di esperienze, talvolta anche dolorose, che pongono l’interrogativo su chi siamo e dove stiamo andando. Nel celebre carme del carpe diem, Orazio dice che noi uomini siamo come scogli perennemente modellati dalle onde del mare: le onde, levigandoci, pian piano costruiscono la nostra identità e ci rafforzano. Sono le prove della vita, le onde del mare che ci modellano, a stabilire chi siamo davvero perché ci ricordano il rispetto di quei valori senza i quali la nostra vita di uomini non ha senso. È attraverso l’esperienza del dolore che ci riconosciamo compassionevoli e quindi veri uomini. Ecco, allora, che la “burrasca” Coronavirus, per quanto dolorosa e prepotente, ci esorta a sentire nostri valori come l’amore per chi ci è accanto, il rispetto per la natura, la solidarietà, il coraggio, il valore stesso della vita. La poetessa Emily Dickinson scriveva: “La riva è più sicura, ma a me piace combattere con le onde del mare.” Quella che noi oggi stiamo vivendo è una battaglia che possiamo e dobbiamo vincere!