RIFLESSIONE…

Noemi Beretta – Prima sez. A Scuola Secondaria di Primo Grado  “Suore Sacramentine”

Fino alla metà di febbraio ero una ragazzina che frequentava la prima media con tutte le emozioni e le tremarelle dei nuovi amici, dei nuovi professori, della nuova città! Avevo tutta la settimana piena tra scuola, compiti e corsi sportivi, poi il 28 febbraio la mamma mi ha detto che la scuola era finita, non si poteva più uscire perché sulla Gazzetta Ufficiale avevano scritto che c’era una “emergenza sanitaria…” boh!! Così i primi giorni erano come stare in vacanza, poi i telegiornali hanno iniziato a parlare di Covid19 e morti, poi il papà ha iniziato a lavorare da casa, non poteva più andare al lavoro.
La mamma mi spiegava che fuori c’era rischio di ammalarsi dagli estranei invece papà non mi ha più lasciato andare dai nonni, dagli zii e dai cuginetti. Mi è mancata l’aria, ero in casa, sola. La settimana dopo al mio paese si sentivano solo la croce rossa che portava via i morti, di giorno e di notte. Le campane della Chiesa suonavano così tanto, i rintocchi lunghi e quelli corti per i defunti, poi una sera non hanno più suonato: suonavano solo una volta al giorno per tutti quelli che morivano nella giornata. Abbiamo detto le preghiere per l’ostetrica di Alzano che mi ha fatto nascere, per il nonno in fondo la via che brontolava sempre per il mio cagnolino ma che gli regalava sempre i biscotti, per la nonna che vedevo tutti i giorni passeggiare davanti casa il pomeriggio e d’estate si fermava a chiacchierare (quest’estate non lo farà, non la vedrò più), per due amici della mamma, erano entrambi dei papà e per tanti amici del mio papà, erano tutti alpini e li chiamavano “Veci”.
Sono venuti i militari a portarli via, con i camion, e papà con gli alpini portava i pacchi di prima necessità alle famiglie che erano rimaste senza lavoro. Insomma, io non ho mai detto così tante preghiere per le famiglie e per i morti tutte insieme e ho iniziato ad essere triste anche se non mi era successo niente. La scuola non mi mancava i primi giorni, invece dopo un po’ moltissimo, come tutte le mie amiche i miei amici, le risate, i giochi, i programmi per i fine settimana.
Ho dovuto imparare velocemente a mandare le mail da quella della mamma, posso usare ore intere il pc e il tablet mentre prima potevo usarli solo per poco tempo. Non so come cambierà la mia vita ma da qui, da davanti il mio pc mi piaceva di più quella di prima con tutte le persone in giro, le gite e senza questo virus. Spero che appena si potrà uscire, le persone si ricordino cosa hanno visto, si preoccupino di più del proprio vicino o della famiglia.

I miei nonni stanno tutti bene, li chiamo tutti i giorni ma spero di poterli abbracciare ancora perché mi mancano moltissimo, passavo tanto tempo con loro, è stato brutto non poterli più vedere. Quando tutto ricomincerà mi piacerebbe che noi bambini potessimo avere tutti i pomeriggi per stare con i nonni perché quando vanno via, così, velocemente e non puoi salutarli né dire un “grazie” o un “ti voglio bene”, è brutto e ingiusto. Speriamo che la Madonnina ci tenga sotto il suo mantello e doni equità, salute e rinascita. Speriamo.