La scuola non si ferma

Sr. Gabriella Maffeis – Suora Sacramentina di Bergamo

Sembra una contraddizione, in realtà è stato possibile rimanere a casa e continuare la scuola; riprendere la didattica e proseguire, per quanto possibile, con il programma di studi, lavorando a distanza.

23 febbraio 2020 – Viene emanato l’ordine di chiusura delle Scuole con Decreto – legge n.  6, recante  «Misure urgenti  in  materia  di  Contenimento  e   gestione   della emergenza epidemiologica da COVID-19».

Forse perchè il nostro Liceo delle Scienze Umane di Bergamo è nella stessa sede dell’Istituto Tecnologico Informatico e delle Telecomunicazioni, non c’è stato un giorno di “respiro” tra la chiusura delle scuole, in riferimento appunto al Decreto, e la possibilità di riprendere le lezioni, con una didattica a distanza, che già era pronta la piattaforma per continuarle online.

La scuola, infatti, non deve e non potrebbe mai fermarsi, nemmeno di fronte ad una situazione di emergenza, anzi è ancora più urgente ora accompagnare i nostri ragazzi in questo momento di disorientamento, incertezza e difficoltà.

Ci siamo quindi organizzati per cercare di restituire agli studenti un minimo di normalità, utilizzando tutti gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia, molti dei quali facevano già parte della routine quotidiana scolastica. Certamente la didattica a distanza non è equiparabile a quella con la presenza di docenti e alunni in classe, ma in questo momento così difficile per il nostro Paese era ed è l’unica opportunità per tentare di tornare alla normalità.

Dopo un primo momento di smarrimento sia da parte degli studenti che dei docenti, tutti abbiamo saputo reagire in maniera davvero esemplare, con intraprendenza e in modo propositivo. Lo dovevamo alle famiglie, a tutti gli alunni e in particolare a quelli della classe V che devono completare il loro percorso scolastico, affrontando l’Esame di Stato, tra l’altro molto in discussione.

Ebbene è proprio vero che non c’è età che possa tirarci indietro quando nasce un’urgenza e necessariamente occorra fare i conti con essa e mettersi in gioco! E’ capitato a me, suora, non proprio giovane, che da anni insegno Lettere nel Liceo, a dovermi reinventare nel mio metodo di insegnamento, dato che la Scuola era chiusa, ma doveva continuare in modo tecnologico.

Niente panico perché già da tempo usavo la lavagna luminosa, preparavo lezioni in PPT o con Prize, aggiornavo il registro elettronico ecc. insomma avevo una certa dimestichezza con questi strumenti, ma dover preparare lezioni di due ore continue non era uno scherzo, anche perché ero solita usare molto la lavagna facendo delle mappe concettuali, schemi, sintesi di alcuni concetti e così via. Il primo impatto quindi non è stato facile soprattutto perché a me, come penso a tutti gli insegnanti, piace molto vedere in faccia gli studenti, le reazioni, gli sguardi e interagire con loro dal vivo.